23mo Rapporto ANIASA: cresce il noleggio e crolla il diesel
Da tempo ormai (la prima edizione risale al 2001) la presentazione del Rapporto ANIASA (Associazione Nazionale Industria dell’Autonoleggio, della Sharing mobility e dell’Automotive digital) offre spunti interessanti di riflessione sulle tendenze dell’automotive. Il noleggio, del resto, costituisce una parte fondamentale del mercato italiano.
Ogni giorno circola sulle nostre strade una flotta di 1,3 milioni di veicoli in renting, che percorrono complessivamente 30 miliardi di chilometri l’anno, generando un fatturato di 14 miliardi di euro.
E nel solo 2023, le immatricolazioni di vetture in noleggio (a breve e lungo termine) sono state 526.494, 107.000 in più rispetto all’anno precedente, e il lungo termine è arrivato a coprire il 24% delle immatricolazioni, attestatesi nel corso dell’anno a quota 1.591.000, con una crescita del 19% sul 2022.
Questi numeri, che delineano un andamento positivo senza raggiungere i livelli espressi prima della pandemia del Covid, meritano una lettura più approfondita, per la quale è come sempre di grande aiuto l’intervento alla presentazione del 23mo Rapporto ANIASA di Gianluca Di Loreto, partner della società di analisi Bain & Company.
Le auto elettriche non decollano
Il 42% delle immatricolazioni, infatti, ha riguardato vetture ibride, nelle varie declinazioni mild, full e (in minor parte) plug-in, mentre le auto elettriche pure non sono andate oltre il 3%. Il problema, come ha sottolineato Di Loreto, è che non solo le elettriche non trovano mercato in Italia, ma che anche la curva di diffusione delle ibride negli ultimi due anni si è appiattita: nel 2022 la loro quota sul totale delle immatricolazioni era del 39, nel 2023 del 41%. Nonostante il numero sempre maggiore di modelli a doppia propulsione proposti dai costruttori, la crescita si è quasi arrestata.
Il crollo del Diesel aumenta le emissioni
Per contro, è proseguito senza sosta il tracollo delle immatricolazioni di vetture diesel, ridotte nel 2023 al 15% del mercato, contro il 17% del 2022 e il 20% del 2021. Valori, per altro, lontanissimi dal picco del 57% raggiunto nel 2016 e 2017. Quale effetto perverso ha generato questa tendenza? Un incremento delle emissioni di CO2 delle auto di nuova immatricolazione, salite dai 118,7 g/km (media ponderata Italia su dati Unrae) del 2022 ai 119,5 del 2023, fino ai 121,1 del primo trimestre di quest’anno.
Un andamento del tutto negativo ai fini della transizione ecologica, dovuto essenzialmente a due cause. La prima è il crollo delle rottamazioni, passate da un totale di 1,5 milioni del 2021 al milione netto del ’23: un fenomeno dovuto all’aumento dei listini delle auto e alla contrazione degli sconti che, nonostante gli incentivi statali, hanno sensibilmente rallentato la corsa all’acquisto di auto nuove.
Parco circolante italiano sempre più vecchio
Il risultato è un drastico incremento dell’età media del parco circolante italiano, arrivata a 12,5 anni, con 9,3 milioni di auto la cui età supera i 18 anni (quindi, con omologazioni Euro 3 o inferiori). Ma la seconda causa dell’aumento delle emissioni è proprio il tracollo delle immatricolazioni delle diesel che, per la miglior efficienza intrinseca del propulsore, hanno consumi e, di conseguenza, emissioni di CO2 inferiori. Aver fatto in modo che si vendessero più auto a benzina, pur se in parte dotate di una componente elettrica, significa aver realizzato un vero autogol ambientale.
In tutto questo, però, ci sono un paio aspetti positivi.
Da un lato, la quota significativa d’immatricolazioni di auto ibride a noleggio fa sì che fra tre-quattro anni sarà disponibile sul mercato dell’usato un buon numero di auto ibride a prezzi più accessibili rispetto a quelli delle auto nuove, consentendo così a una fascia più ampia di utenti di accedervi e di contribuire a un miglioramento delle emissioni del parco circolante.
Dall’altro lato, il calo delle rottamazioni ha come ricaduta un incremento della spesa per la manutenzione e il mantenimento in efficienza degli esemplari più datati, a beneficio delle officine (soprattutto di quelle indipendenti, meno onerose per il consumatore) e del mercato dei ricambi.
Emilio Deleidi